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Antonio Cassano e il Real Madrid: tra sogni, litigi e pellicciotti. La storia di un’avventura folle e indimenticabile

cassano

Antonio Cassano e il Real Madrid. Basta pronunciare queste parole per evocare un capitolo assurdo e ricco di aneddoti nella storia del calcio. Una vicenda fatta di genio e sregolatezza, litigi e incomprensioni, risate e colpi di scena. È l’inverno del 2006, il calcio italiano è in fermento, e un giovane Cassano si prepara a scrivere una pagina surreale della sua carriera, dalla Roma alla corte di Florentino Perez.

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Roma, i giorni della rottura

Per capire come Cassano sia finito al Real Madrid, bisogna partire dalla fine della sua avventura nella capitale. È il 2006, e l’atmosfera a Trigoria è ormai irrespirabile. L’arrivo di Luciano Spalletti ha cambiato gli equilibri nello spogliatoio: Cassano, un tempo vice-capitano, è ormai un emarginato. Gli scontri con Francesco Totti e Vincenzo Montella lo hanno isolato, e i fischi dell’Olimpico non fanno altro che peggiorare la situazione.

La Roma è stanca, e l’unica soluzione sembra essere la cessione. A questo punto entra in scena Ernesto Bronzetti, intermediario di lusso, che ha in mente un’idea tanto folle quanto ambiziosa: portare Cassano al Real Madrid. Un’ipotesi che, inizialmente, lo stesso Fantantonio accoglie con scetticismo.


“Il Real Madrid? Ma va a cag…!”

La telefonata tra Bronzetti e Cassano è un vero capolavoro di comicità. Alla proposta di un trasferimento al Real Madrid, la risposta del barese è tutto tranne che entusiasta: “Ma va a cag…!”. Eppure, dietro quell’offerta c’è qualcosa di reale. Talmente reale che Florentino Perez, il presidente dei Blancos, decide di intervenire personalmente per convincere il giovane talento.

Nel giro di pochi giorni, tutto si concretizza. Il Real Madrid, alle prese con gli infortuni di Ronaldo e Raul, ha bisogno di un attaccante, mentre la Roma vuole liberarsi di un giocatore ormai ingombrante. L’accordo si chiude a una cifra vicina ai 5 milioni di euro, con Cassano che rinuncia a una parte dei diritti d’immagine. A soli 23 anni, con un Europeo alle spalle e grandi aspettative, Cassano vola a Madrid con un sogno nel cuore: guadagnarsi un posto per i Mondiali in Germania. Un sogno che, purtroppo, resterà tale.


Un arrivo “galactico”

L’arrivo di Cassano nella capitale spagnola è degno di un film. All’aeroporto lo accoglie una folla oceanica di tifosi e giornalisti. Fotografi che si accalcano, tifosi che cadono nel tentativo di avvicinarlo: un’accoglienza da vero “Galactico”. Ma il meglio deve ancora venire.

Il giorno seguente, per la presentazione ufficiale al Santiago Bernabeu, Emilio Butragueño, leggenda del club e direttore generale, lo accoglie con un consiglio: “Antonio, per domani metti un abito elegante.” Cassano, con il suo stile inconfondibile, risponde con un sorriso: “Tranquillo, ho un gessato perfetto.”

La scena che si presenta il giorno dopo, però, è surreale. Antonio si presenta con lo stesso vistoso pellicciotto indossato all’arrivo. Un look che fa impazzire la stampa spagnola, pronta a soprannominarlo “El Gordito” per le sue forme rotondeggianti e l’atteggiamento spavaldo. Il paragone con Ronaldo, soprannominato “El Gordo”, è inevitabile. La prima impressione non è delle migliori, e le cose non miglioreranno con il tempo.


Un debutto promettente, ma…

Nonostante le critiche iniziali, Cassano parte bene. Segna al debutto contro il Betis in Copa del Rey e si ripete nel derby contro l’Atletico Madrid. Ma le cose iniziano presto a complicarsi. L’allenatore Lopez Caro gli concede poco spazio, e i giornali spagnoli non perdono occasione per bersagliarlo.

A peggiorare le cose, arriva un programma televisivo in cui un imitatore, Carlos Latre, dipinge Cassano come un giocatore pigro e rissoso, accentuando il suo soprannome di “El Gordito”. L’attenzione mediatica si sposta presto più sulla cronaca rosa che sul campo. A maggio, la sua compagna Rosaria lascia Madrid per partecipare a “Paperissima”, e la stagione finisce tra polemiche e insoddisfazione.


L’arrivo di Capello: una nuova speranza

L’estate del 2006, però, porta una svolta inaspettata. Fabio Capello, considerato da Cassano un secondo padre, diventa l’allenatore del Real Madrid. Antonio riparte con grandi propositi: titolare nelle prime partite, ritrova persino la maglia della Nazionale.

Ma l’idillio dura poco. Già a ottobre, i rapporti con Capello si deteriorano. Litigi, atteggiamenti sopra le righe e scarso impegno segnano la fine della loro collaborazione. Cassano finisce spesso fuori rosa, mentre le sue apparizioni in campo diventano sempre più rare.


Fantacalcio, scommesse e una storia da non dimenticare

La parentesi madrilena di Cassano, tra alti e bassi, è un capitolo unico nel calcio moderno. Un giocatore dal talento cristallino che, però, non è riuscito a mettere da parte il suo carattere esplosivo. Per gli appassionati di fantacalcio e scommesse online, quell’avventura ha rappresentato un’incognita continua: Cassano era capace di tutto, nel bene e nel male.

Oggi, guardando indietro, è impossibile non sorridere ripensando al pellicciotto, alle imitazioni e ai titoli dei giornali. Le quote online per il successo del Real Madrid con Cassano in rosa erano alte, ma il talento barese si è rivelato una scommessa troppo rischiosa persino per i Galacticos.


Conclusione: il pellicciotto di un destino scritto

La storia di Antonio Cassano al Real Madrid è l’emblema del suo genio e della sua sregolatezza. Dal “Ma va a cag…” al Bernabeu, passando per litigi, imitazioni e quel famoso pellicciotto, il viaggio di Fantantonio nella capitale spagnola è stato breve, ma incredibilmente intenso.

Forse, già da quel look stravagante alla presentazione, si poteva intuire che sarebbe finita così: tra aneddoti indimenticabili e l’amarezza di un talento mai del tutto espresso. Eppure, nel bene e nel male, Cassano ha lasciato il segno. Perché, alla fine, nel calcio come nella vita, sono le storie più folli a rimanere nella memoria. Grazie, Fantantonio.

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