Nel dorato mondo del calcio, quello che spesso vediamo attraverso le news sport e i riflettori di stadi e televisioni, si celano storie oscure, fatte di errori, tentazioni e minacce. È il caso di Nicolò Fagioli, giovane talento della Juventus e della Nazionale italiana, finito suo malgrado al centro di un’intricata vicenda che mescola gioco d’azzardo illegale, usura e rapporti pericolosi. Il Corriere della Sera ha riportato nelle scorse ore nuovi dettagli inquietanti sull’incubo vissuto dal centrocampista, minacciato e pressato da un personaggio rimasto nell’ombra, conosciuto solo con il nome di “Nelly”.


Un’escalation di tensione e paura che, per chi segue il mondo del calcio con passione e per gli appassionati di quote online, rappresenta uno spaccato inquietante di quanto certi rischi possano insinuarsi anche tra chi calca i campi di Serie A.
Un personaggio misterioso e minacce senza freni
“Te faccio smettere. Te faccio andare a fare il muratore. Ti levo pure la penna per firmare i contratti”. Parole pesantissime, minacce vere e proprie, rivolte a Fagioli da questo Nelly, un uomo che utilizzava una sim card intestata a un cittadino svizzero, dietro cui si cela ancora oggi un’identità sconosciuta. Era lui a tormentare Nicolò, ricordandogli il peso dei suoi debiti e la facilità con cui avrebbe potuto rovinargli carriera e vita.
Per i tifosi abituati a seguire le news calcio quotidiane, leggere di un calciatore appena ventiduenne stretto nella morsa di minacce di questo genere è un pugno nello stomaco. Fagioli, come emerso dalle intercettazioni e dai messaggi agli atti, ha vissuto mesi di ansia crescente, cercando prestiti da amici e colleghi con la speranza di ripulire una situazione che gli stava sfuggendo di mano.
Debiti da capogiro e prestiti disperati
Tutto ruota attorno a una cifra pesantissima: un milione e mezzo di euro. È questo il debito accumulato da Fagioli, cifra sufficiente a gettare chiunque nel panico, figuriamoci un giovane calciatore ancora all’inizio della carriera. Nei messaggi pubblicati, Nicolò ammetteva di aver commesso un errore più grande del suo stipendio annuale e cercava in ogni modo di recuperare il denaro necessario, spesso con iniziative al limite.
A settembre 2022, iniziò così a contattare amici, compagni di squadra ed ex compagni, proponendo affari improbabili: orologi di lusso, Rolex acquistabili a prezzo vantaggioso per essere rivenduti subito con margine. Un classico schema visto più volte nelle cronache di scommesse online e truffe legate al lusso. In qualche caso, tirava in ballo persino Alvaro Morata, sostenendo che fosse l’attaccante spagnolo a trovare gli orologi, nel tentativo di rendere più credibile l’affare.
Dai documenti, risultano ben 31 soggetti che avrebbero effettuato pagamenti a una nota gioielleria, Elysium, per conto di Fagioli. Una rete fittissima di prestiti e favori, molti dei quali mai restituiti in tempo, dando il via a una sequenza di messaggi, richieste di denaro e proteste sempre più insistenti.
Minacce, tensione e paura
Nel vortice di pressione crescente, Fagioli oscillava tra reazioni rabbiose e momenti di resa. In un messaggio di aprile 2023, scriveva a un interlocutore: “Vogliamo fare a chi è più cattivo? Li faccio sparare a questi”. Parole figlie di una tensione esasperata, di un ragazzo che sentiva il terreno crollargli sotto i piedi. Poco dopo, però, il tono cambiava drasticamente, e in una chat con l’amico Marco, che secondo gli inquirenti sarebbe il figlio dell’ex calciatore Bruno Giordano, riconosceva: “Non c’è da scherzare con questi, anche a mettere in mezzo altre persone succede casino”.
Nicolò era consapevole di essersi infilato in un meccanismo pericolosissimo, dove anche i tentativi di uscita rischiavano di peggiorare le cose. “Dovevo ridare al mese il 7%. Sono 140mila euro”, confessava in un altro messaggio, ammettendo che i nuovi prestiti contratti per saldare i vecchi non avevano fatto altro che aggravare il debito.
Il sogno di tornare a giocare
Al centro di tutto, un desiderio semplice e struggente: tornare a vivere il calcio con leggerezza, a sentirsi un “giocatore vero”. Lo scrive lui stesso in una chat: “Voglio chiudere tutto per la vita. E andare al campo sereno”. È il sogno di ogni atleta, ma per Nicolò, in quei mesi, appariva sempre più lontano.
Oggi Fagioli sta cercando di riprendere in mano la propria vita, di lasciarsi alle spalle questo incubo e risalire, sia in campo che fuori. Per gli amanti delle schedine online e di quelle storie di riscatto che sanno emozionare, la speranza è di rivederlo protagonista solo per le sue giocate, e non per vicende oscure.
La lezione di un caso che scuote il calcio italiano
Quella di Fagioli è una vicenda che dovrebbe far riflettere tutto il movimento calcistico italiano e internazionale. Dietro i sorrisi e le vittorie raccontate nelle news sport, c’è il rischio concreto che giovani calciatori, spesso ricchi e famosi prima ancora di essere maturi, possano cadere vittime di tentazioni pericolose. Il caso di Nicolò non è il primo e, se non si interverrà, difficilmente sarà l’ultimo.
Le quote online sugli scandali sportivi sono, purtroppo, sempre basse: il calcio, come la vita, non fa sconti a nessuno. Ma storie come questa devono diventare un monito, un invito a proteggere i giovani atleti, a formare non solo campioni ma anche uomini consapevoli dei propri rischi e responsabilità.
Perché il talento, da solo, non basta a difendere chi, nel calcio come nella vita, si ritrova stretto tra le grinfie di chi lucra sulle debolezze altrui.
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