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I primi giochi del dopoguerra si disputarono a Londra nel 1948. Ma il mondo era appena uscito dalle catastrofi belliche cosicché quell’edizione finì necessariamente per risentire, sia sotto l’aspetto organizzativo sia sotto il profilo prettamente tecnico, del troppo breve tempo avuto a disposizione per “mediare le ferite” che il conflitto aveva aperto.
Nonostante queste premesse furono sessanta le nazioni partecipanti rappresentate da poco più di quattromila atleti (4.106 di cui 385 donne).
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Germania, Giappone e Russia si astennero da quell’edizione dei giochi. Sotto il profilo tecnico quelle Olimpiadi furono un vero fallimento: lo testimonia il fatto che i primati stabiliti nei precedenti giochi di Berlino del 1936 resistettero quasi tutti.
L’uomo che venne alla ribalta in quella edizione olimpica fu il cecoslovacco Emil Zatopek che vinse i 10.000 metri e si classificò al secondo posto nei 5.000, alle spalle del belga Reiff. Zatopek diventerà poi, nei dieci anni successivi l’atleta che dominerà le gare di fondo.
Un giovane diciassettenne, l’americano Bob Mathias, si rilevò invece come l’atleta più completo, vincendo nettamente la gara del pentathlon.
In campo femminile non erano ancora i tempi del dominio dei paesi dell’Est europeo. Fu infatti un francese, Micheline Ostermeyer, a emergere su tutte aggiudicandosi il lancio del peso, con m 13,75, del disco (con m 41,92) e classificandosi terza nel salto in alto con m 1,61.
Fu questo un clamoroso ed unico esempio di un’atleta non solo potente ma anche agile.
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Ma dallo stadio di Wembley uscì il primo personaggio da rotocalco, una donna, Fanny Blankers Koen, olandese, bionda. Soprannominata la “mamma volante”, iscrittasi a sei gare, ne vinse nettamente quattro (cento, duecento, 80 metri a ostacoli e staffetta 4×100).
Nel pugilato due nomi soprattutto: l’ungherese Laszlo Papp che vinse nella categoria dei medi il primo dei suoi tre allori olimpici e l’argentino Perez nei mosca, che qualche anno più tardi doveva diventare campione mondiale dei professionisti nella stessa categoria.
L’Italia, che era presente a Londra con 182 atleti di cui 19 donne, si aggiudicò complessivamente 27 medaglie: 8 d’oro, 11 d’argento ed 8 di bronzo.
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Nell’atletica strepitoso il successo nel disco della coppia italiana Consolini-Tosi che si classificarono ai primi due posti.
Gli altri successi vennero per i colori azzurri dal canottaggio (quattro senza), dal ciclismo (tandem e velocità con Ghella), dalla lotta greco-romana con Lombardi, dalla pallanuoto, dalla spada individuale (Cantone) e dal pugilato con il peso piuma Formenti.
Uscito faticosamente dal più tremendo massacro di tutti i tempi, il mondo sperava di vedere fiorire ad Olimpia lo spirito di collaborazione fraterna e di leale agonismo che la spaventosa guerra aveva spezzato.
Ma ben presto tornarono a farsi sentire le disperate tensioni di una società disposte a tutto pur di premiare il primato tecnico e puramente meccanico, a tutto svantaggio di quello morale.
Tale occulto tarlo delle moderne olimpiadi non tarderà a farsi sentire negli anni seguenti.
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